"Bambini giocate in silenzio" Dall'asilo ai parchi sempre più divieti

Un giudice di pace di Stradella, piccolo comune in provincia di Paviaha imposto ai bimbi di un nido di non disturbare i vicini. Gli insegnanti obbligati a vigilare.
Ai baby bagnanti della Versilia è stato proibito di raccogliere sassi e conchiglie e di costruire castelli di sabbia sulla spiaggia "che rechino disturbo ai passanti"
Vietato giocare a pallone, vietato fare rumore, vietato far saltare lo skateboard, vietato far merenda sulle panchine, vietato far scoppiare i palloncini. Ma soprattutto vietato giocare ridendo e saltando, a volte strillando, perché è così che fanno i bambini, che hanno timbri alti, allegri, acuti, rompitimpani, è vero, ma pur sempre più intonati di un clacson o di una marmitta truccata. L'Italia e l'estate dei divieti per i minori di 10 anni registra da ieri un altro record: un giudice di pace di un piccolo comune in provincia di Pavia ha imposto ai bambini di una scuola materna di giocare "in silenzio". E ha intimato agli insegnanti del micronido "Gavina" di Stradella, undicimila abitanti nell'Oltrepò Pavese, di vigilare affinché i baby disturbatori di due, tre, quattro anni, alcuni ancora muniti di ciuccio e pannolino, non si avvicinino troppo a quell'area del cortile che confina con il condominio a fianco, per non disturbare la quiete dei vicini. Non importa poi se in quell'area off limits ci sono le altalene e gli scivoli. Gli adulti non vanno disturbati, punto. Accade nell'Italia della crescita zero e delle città che hanno il record di spazi verdi trasformati in parcheggi, di piste ciclabili invase dalle auto e di scuole dove giardini e cortili sono un lusso raro e mal tenuto. Un nuovo divieto che si somma a quelli (quasi sempre ignorati), che mettono al bando nei parchi "il gioco della palla" ai maggiori di 8 anni, e la merenda accanto alle aiuole ai bambini di ogni età, mentre ai piccoli bagnanti sulle spiagge della Versilia è stato severamente proibito costruire castelli di sabbia "che rechino disturbo ai passanti", e raccogliere sassi e conchiglie. Ma come devono giocare allora i bambini di oggi, cui si chiede di non fare rumore, di non sporcarsi, di non interferire con la vita dei "grandi" già tanto nervosi per conto proprio? "La risposta è ovvia, anche se amara: l'unico gioco che non fa rumore è guardare la televisione - commenta con ironia Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello Sviluppo all'università La Sapienza di Roma - Sono molti anni che chi si occupa di infanzia segnala il "furto" dei luoghi del gioco. Gli adulti non si rendono conto che i bambini per crescere hanno bisogno di correre all'aperto, di strillare, di rotolarsi sul prato, di sporcarsi con la terra, di confrontarsi con i coetanei in spazi non delimitati. Soltanto così possono misurare la propria forza, esorcizzare le proprie paure. Le amministrazioni locali sono colpevoli, è un crimine non pensare agli spazi dell'infanzia. In Baviera, ad esempio, a rotazione vengono chiuse alcune strade e consegnate ai bambini con le loro bici e i loro skateboard". Negare il gioco insomma, il movimento e il rumore, è negare la biologia. Il mondo dei grandi, dice ancora Oliverio Ferraris, ossessionato dai pericoli e schiavo delle proprie abitudini "è come se cercasse di mettere in gabbia i propri piccoli, fermi davanti al piccolo schermo, che così diventano irritabili, fragili e sempre più grassi". Terra, secchiello, corse e biciclette allora. "Giocare in silenzio è impossibile, gli adulti si rassegnino", conclude Oliverio Ferraris.
La Repubblica 20.06.2009

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