Salvare il saluto ossia la nuova frontiera della civiltà

E' chiamato il paese del Saluto. Siamo a Montegaldella, un piccolo comune in provincia di Vicenza, che ha ottenuto vari riconoscimenti, tra cui il patrocinio del Senato, portando avanti un'idea molto semplice, quanto "socialmente utile": affermare il saluto come segno di civiltà. Montegaldella si fregia di avere il primo monumento al "Ciao" del mondo. Si tratta di un monumentale bassorilievo in pietra, opera del maestro scalpellino Guido De Tomasi di Vicenza, che ha immortalato l’effige di Albano Cozza, un ottuagenario di Montegalda, reso celebre per aver prestato la sua faccia bonaria alla campagna di sensibilizzazione 'Salva il Saluto' 2003. “Volevamo che vi fosse un monumento visibile – ha spiegato il sindaco -, che celebrasse nel tempo e per le generazioni future la semplicità e il valore di questo gesto umano”. Del resto il saluto moderno nasce proprio da quelle parti e ha una radice antica: quella veneziana dello “s-cia tuo” ossia "schiavo tuo", che dimostra come salutarsi non sia solo pura formalità, quanto una forma di apertura al prossimo inteso anche come l’inquilino della porta accanto. E sappiamo bene come il valore civile e culturale del salutarsi non solo si stia perdendo, ma nelle grandi città sia diventato addirittura un gesto estraneo. Ma per fortuna c'è anche chi come Don Mazzi ha scelto il "ciao" come epigrafe per essere ricordato. "Il ciao, lo voglio scritto sulla mia tomba perché dice con quattro lettere chi sono, cosa ho fatto e cosa farò”. Speriamo che non serva solo ai posteri o vada a finire nel museo delle cose perdute. Noi ci auguriamo che questo gesto antico che accompagna l'uomo dalla notte dei tempi, fin dai primissimi segni lasciati sulle pareti delle grotte, o da quel celestiale saluto dell'angelo a Maria di Nazareth, mantenga il suo intrinseco significato nella comunicazione umana: ti riconosco, sei come me, sei un uomo, una donna, siamo fratelli. Non a caso Madre Teresa di Calcutta usava salutare con il saluto indiano “namaste che significa “saluto il Dio che c’è in te”. Nel rivolgermi a te riconosco che Dio abita in te e che tu sei una persona preziosa per Lui e per me. Si tratta di un salto di civiltà un pò più ambizioso... ma diciamolo pure più intrinsecamente umano. La sfida è aperta.
30.06.09 Sicilia Informazioni.com

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