06/08/09 "Raid a Roma, accoltellato un bengalese. Aveva rivolto apprezzamenti a una ragazza"

Pestato con bastoni e accoltellato, il giovane straniero è ora ricoverato in prognosi riservata "Qui a Tor Bella Monaca tutti hanno paura e non hanno mosso un dito finché non sono arrivati i soccorsi"
Pestato per un apprezzamento. Si sono radunati verso le 18 di ieri e sono entrati in gruppo in un negozio di frutta di Tor Bella Monaca e hanno aggredito un dipendente, un bengalese di 23 anni. Una spedizione punitiva: il giovane è stato colpito ripetutamente con un bastone e un coltello. Autori dell'aggressione alcuni italiani probabilmente della zona probabilmente in cerca di vendetta per alcuni apprezzamenti che il bengalese avrebbe rivolto a una ragazza del posto.
Il giovane è stato trasportato in codice rosso al policlinico Tor Vergata dove è ricoverato in prognosi riservata con ferite al torace e alla testa, e con un trauma cranico.
"So che aveva dato fastidio ad una ragazza della zona, una 17enne fidanzata da tempo con un ragazzo di Tor Bella Monaca. Lei ha raccontato tutto e da lì è stata organizzata una spedizione punitiva". A parlare è una ragazza della zona che ha assistito all'aggressione del bengalese ieri a Tor Bella Monaca. "Secondo me non c'è nulla di razzista, sarebbe successo anche con un italiano - aggiunge - ieri pomeriggio lo hanno preso a bastonate in testa lasciando 4 bastoni per terra spezzati a metà e ricoperti di sangue. La cosa assurda è che qui tutti hanno paura e non hanno mosso un dito finché non sono arrivati i soccorsi". In ogni modo vari testimoni che conoscono il giovane non credono che avesse potuto infastidire una ragazza. Lo descrivono come "un ragazzo tranquillo e pacifico".
Sulla vicenda indagano i carabinieri della stazione di Tor Bella Monaca. I militari, che sembrano escludere il movente razziale, stanno già ascoltando alcune persone in caserma per verificare la loro posizione.
Fonte:www.repubblica.it

"Regolarizzazione colf e badanti: il testo finale"

dal sito: www.stranierinitalia.it
a cura di Antonia Ilinova
Roma – 5 agosto 2009 - La legge 3 agosto 2009, n. 102, di conversione del decreto-legge 1 luglio 2009, n. 78, è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale ieri, 4 agosto, ed è entrata in vigore oggi.
All’art.1 ter la legge recante “Provvedimenti anticrisi, nonché proroga dei termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali” prevede la possibilità dell’emersione del rapporto di lavoro irregolare con i cittadini italiani o comunitari o extracomunitari addetti al lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare o all’assistenza di persone affette da patologie o handicap che ne limitano l’autosufficienza.
Le domande da parte dei datori di lavoro dovranno essere presentate, esclusivamente on line, dal 1° al 30 settembre, con modalità operative che verranno rese note con una successiva circolare. Non sarà comunque necessario concentrare la presentazione delle domande nella fase iniziale della procedura, in quanto non sono state fissate quote massime di ammissione. Inoltre, secondo quanto stabilito dall’art.1 ter, comma 8, dalla data di entrata in vigore della legge e fino alla conclusione del procedimento, i lavoratori extracomunitari per i quali può essere presentata la dichiarazione di emersione dal lavoro irregolare e i datori di lavoro non saranno punibili per le violazioni delle norme relative all’ingresso e al soggiorno nel territorio nazionale e a quelle relative all’impiego dei lavoratori, anche se rivestono carattere finanziario, fiscale, previdenziale ed assistenziale.Saranno dunque sospesi i relativi procedimenti penali o amministrativi eventualmente in corso a loro carico. Ma la sospensione dei procedimenti cessa nei casi in cui non venga presentata la dichiarazione di emersione dal 1 al 30 settembre, ovvero si proceda all'archiviazione del procedimento o al rigetto della dichiarazione. E ovviamente della sospensione non possono beneficiare gli stranieri che sono esclusi dalla regolarizzazione perché impiegati in altri settori lavorativi. O coloro che non potranno essere regolarizzati in quanto colpiti da espulsione a motivo della loro pericolosità o che sono stati condannati per un reato grave. Per le eccezioni si fa riferimento all’art.12 del Testo Unico per l’Immigrazione.
Per visionare il decreto-legge

03/08/09 Criminalità, calano i reati. Roma settima nella lista delle peggiori

Le aree metropolitane da sole contribuiscono ad im terzo dei crimini denunciati in Italia: La Capitale è settima nella classifica delle peggiori. La precede Firenze. In vetta Rimini, Bologna e Milano.
Stupiscono i dati del Viminale sui reati in città nel 2008. Si scopre che Roma non è così violenta come molti hanno sostenuto indicando un'inarrestabile crescita del crimine dentro e fuori porta. Nella top ten delle città "criminali" la Capitale si piazza settima con un calo dei reati totali del del 15,8% dal 2007 al 2008 - 5.794 ogni 100.000 abitanti nel 2008; 235.328 in totale -. La precede Firenze che è sesta con un -14,1%. Rimini, Bologna e Milano le prime tre peggiori, le migliori Matera, Enna, Potenza. Secondo questi dati, Roma è al decimo posto tra le province per quanto riguarda i borseggi, con 362 ogni 100.000 abitanti nel 2008; 14.722 in totale con una diminuzione del 41,8% dal 2007 al 2008. Ottavo posto invece nella classifica delle rapine, con 105 ogni 100.000 abitanti nel 2008; 4.246 in totale con una diminuzione dal 2007 al 2008 del 17,3%. Il sindaco Gianni Alemanno è soddisfatto."E' il segno che ci stiamo incamminando sulla giusta strada". "Ovviamente questa classifica deve essere interpretata come un punto di partenza e certo non come un momento di arrivo. La guardia deve rimanere alta e occorre comunque implementare gli standard nella speranza che non vi siano poi da parte della magistratura quelle prese di posizione che finiscono per rendere inutili le azioni di prevenzione e di repressione".Ma il segretario nazionale dell'associazione Codici per i diritti dei cittadini, Ivano Giacomelli, lo avverte: "I dati sulla sicurezza secondo il primo consuntivo provvisorio del Ministro dell'Interno che registrano una diminuzione dei reati totali commessi a Roma non devono rassicurare il primo cittadino Gianni Alemanno". "Sono numerose le segnalazioni arrivate dai cittadini che avvertono un senso di insicurezza nella Capitale.Probabilmente, la percezione è dovuta ad una serie di fatti di cronaca nera che ha visto vittime soprattutto le donne. Inoltre, non dimentichiamo le recenti vicende inerenti il noto locale di via Veneto Il Café de Paris, segnale della forte presenza della criminalità organizzata nella capitale. Esprimiamo soddisfazione per i dati del Viminale che vedono la capitale in dietro rispetto a città come Milano, Torino, Bologna, Genova e Firenze, ma ciò non toglie che si continua a respirare un'aria difficile e che questa percezione viene avvertita dagli stessi cittadini che affermano di sentirsi insicuri"
La Repubblica 03/08/2009

02/08/2009 Il Cohousing

da Lavorincasa.it testata giornalistica online sulla casa

Il Cohousing (parte prima)
Le comunità di cohousing combinano l'autonomia dell' abitazione privata con i vantaggi di servizi, risorse e spazi condivisi con benefici dal punto di vista sia sociale che ambientale.
E’ un nuovo modo di abitare con spazi e servizi condivisi tra persone con cui è stata progettata la comunità residenziale.
Chi vive in cohousing - sono più di mille gli insediamenti di questo tipo nel mondo - vive una vita più semplice, meno costosa e meno faticosa decidendo cosa condividere: un locale feste, un orto o una serra, un living condominiale, spazio giochi per bambini, laboratori per il fai da te, solo per fare qualche esempio.
Importante è la ricerca di un’area idonea all’insediamento per una progettazione sostenibile degli interventi, dalla formazione del gruppo promotore alla sua evoluzione in una comunità residenziale formata e organizzata, dal design degli spazi e servizi comuni al loro arredo e corredo.
Il cohousing nasce in Scandinavia negli anni 60, ed è a oggi è diffuso specialmente in Danimarca, Svezia, Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone.
Tipicamente consistono in un insediamento di 20 - 40 unità abitative, per famiglie e single, che hanno deciso di vivere come una “comunità di vicinato” per poi dar vita attraverso un processo di progettazione partecipata - alla realizzazione di un ‘villaggio’ dove coesistono spazi privati (la propria abitazione) e spazi comuni (i servizi condivisi).
La progettazione partecipata riguarda sia il progetto edilizio vero e proprio sia il progetto di comunità: cosa e come condividere, come gestire i servizi e gli spazi comuni.
Le motivazioni che portano alla co-residenza sono l’aspirazione a ritrovare dimensioni perdute di socialità, di aiuto reciproco e di buon vicinato e contemporaneamente il desiderio di ridurre la complessità della vita, dello stress e dei costi di gestione delle attività quotidiane.Ogni progetto di cohousing ha una storia diversa e proprie caratteristiche, ma vi sono anche molti tratti in comune:- progettazione partecipata;- comunità non ideologica (non ci sono principi ideologici, religiosi o sociali alla base del formarsi di comunità di coresidenza);- gestione locale autonoma (le comunità sono amministrate direttamente dagli abitanti, che si occupano anche di organizzare i lavori di manutenzione e della gestione degli spazi comuni);- struttura non gerarchica (nelle comunità si definiscono responsabilità e ruoli di gestione degli spazi e delle risorse condivise ma nessuno esercita alcuna autorità sugli altri membri, le decisioni sono prese sulle base del consenso);- sicurezza (il cohousing offre la garanzia di un ambiente sicuro);- design e spazi per la socialità (il design degli spazi facilita lo sviluppo dei rapporti di vicinato e incrementa il senso di appartenenza ad una comunità)- servizi a valore aggiunto (consente di accedere a beni e servizi che per il singolo individuo avrebbero costi economici alti);- privacy (permette di coniugare i benefici della condivisione di alcuni spazi e attività comuni, mantenendo l’individualità della propria abitazione e dei propri tempi di vita);- benefici economici (la condivisione di beni e servizi consente di risparmiare sul costo della vita perché si riducono gli sprechi, il ricorso a servizi esterni, il costo dei beni acquistati collettivamente).

30/07/09 "Liti violente e risse tra vicini di casa, atti di microminalità"

Un Far West senza regole nelle periferie. Liti violente e risse tra vicini di casa, atti di vandalismo e microcriminalità, anziani soli che hanno paura di uscire. Un Far West senza regole nelle periferie. Con «una preoccupante caduta della convivenza civile». Così appare la situazione in molti dei condomini popolari secondo il Sunia, il sindacato degli inquilini della Cgil, che ha lanciato ieri un grido d’allarme. E ha raccolto sotto una petizione 2.000 firme, per chiedere più attenzione alle periferie e «più diritti per gli inquilini delle case Erp», i 12.500 alloggi di edilizia residenziale popolare del Comune. Dove i soggetti deboli si trovano magari a dividere il pianerottolo con famiglie ‘problematiche’ e ‘casi sociali’. Il documento del Sunia è indirizzato a Regione, Provincia, Comune e all’Acer, l’azienda che gestisce le case popolari: su quest’ultimo soprattutto puntano il dito le critiche e le testimonianze di diversi inquilini, da San Donato al Navile, dal Reno al Savena.L’Acer «non può certo sostituirsi alle forze dell’ordine — dice Trentini del Sunia — ma deve far rispettare le regole di convivenza». «Dove abito io, in un condominio di via Tanari — racconta Fresia Cea — c’è un gruppetto di adolescenti che brucia gli interruttori della luce, fa esplodere con petardi le buchette della posta, fanno i loro bisogni nell’ascensore e nelle cantine. Stranieri? No, sono ragazzi italiani». E’ questa una delle tante testimonianze di inquilini raccolte dal Sunia-Cgil. «Siamo andati all’Acer a denunciare — dice la signora Cea — ci hanno ascoltato, ma poi non è successo nulla. Io sono invalida, ma con altri vicini sarei disposta a impegnarmi per un’azione di controllo: però non posso farlo da sola. Se dico a certi padri che abitano nel mio palazzo di seguire di più i loro figli, la risposta è: ‘fatti gli affari tuoi o ti ammazzo’». «Io vivo in via Irma Bandiera — racconta Carlo Baruffi —. Ci sono liti continue nelle case e ci sono stati casi di anziani picchiati per motivi futili. Da noi le persone anziane hanno paura ad uscire di casa. Tutto segnalato all’Acer, che ci ascolta e poi sostanzialmente allarga le braccia». Sara Serboni è una giovane madre che vive con una figlia di 5 anni: «Sto in via Roncaglio. Nel mio palazzo c’è una coppia che tiene in casa 12 gatti e due cani, in totale mancanza d’igiene. Quando ho fatto notare la cosa, per risposta hanno tentato di buttarmi giù la porta a calci». Immediata la replica di Acer. «La convivenza civile è un problema che non abbiamo mai sottovalutato. Recentemente abbiamo attivato un progetto di integrazione abitativa e accompagnamento all’abitare — ricorda l’azienda — che coinvolge numerosi quartieri cittadini». Dopo l’esperienza degli sportelli di mediazione sociale dei conflitti, definita «fallimentare» dal Sunia, Acer ricorda di aver «intrapreso altre strade, coinvolgendo anche il Sunia: peccato che quest’ultimo prediliga più la protesta alla proposta», accusa l’azienda.
Fonte: Il Resto del Carlino