3/11/10 "Donpasta, dj salentino tra i fornelli in scena musiche e ricette dal vivo"

Il giovane cuoco poeta da anni "esule" in Francia torna in Italia per un breve tour di "Food sound system - Riflessioni di un gastrofilosofo" con un'appendice enologica a Roma sul tema "Blowin' in the wine". Performance multimediali che porterà anche al carcere di Bollatedi RITA CELI
Donpasta durante un suo spettacolo

"SI CONSIGLIA vivamente di mangiare prima dello spettacolo". L'avviso è chiaro e conviene rispettarlo perché quelle di Donpasta 1 non solo semplici performarce musicali, ma sinfonie che coinvolgono tutti i sensi. Il titolo è Food sound system, il logo è un piatto del giradischi affiancato da coltello e forchetta, in scena lui racconta ed esegue le sue ricette dal vivo, come la musica che lo accompagna. In platea arrivano quindi i profumi della cucina popolare realizzata con frutta e verdura rigorosamente di stagione e locale che si coniugano al jazz di Miles Davis o al punk dei Clash, liberamente interpretato dal gruppo che lo circonda sul palco (di volta in volta Raffaele Casarano, Marco Bardoscia e Marco Rollo o Ringe Ringe Raja). La musica e quelle che l'autore definisce "riflessioni di un gastrofilosofo" si fondono con i suoni di coltelli che sminuzzano carote e cipolla, delle stoviglie dove ribolle il sugo o la pasta fino al macinino che trita il caffè. Il tutto in un breve tour che lo porterà da Torre del Greco a Firenze, dal 3 al 10 novembre, con una parentesi al carcere di Bollate e una variazione sul vino a Roma il 27. Difficile definire il personaggio Donpasta, genuino come gli ingredienti che usa nelle sue ricette: Daniele De Michele, nato e cresciuto a Otranto, ha alle spalle studi di economia e si è occupato di cooperazione allo sviluppo ma la sua passione musicale lo ha portato in giro per l'Europa a fare il dj. E' stato proprio a Parigi, qualche anno fa, quando lavorava in un bar senegalese, che gli amici gli hanno chiesto di cucinare la pasta, da sempre sinonimo di italianità. Lui lo ha fatto mentre metteva i dischi e il risultato è stato tale che lo hanno chiamato Donpasta, semplificando al limite il luogo comune il "don" corleonese con la pasta, che solo gli italiani sanno fare. Da lì è partita l'idea di approfondire il binomio musica e cucina, diventato prima un libro e poi uno spettacolo. "Il nome è nato insieme all'idea" racconta Donpasta, "partendo dal presupposto che chi cucina ascolta musica, ho voluto mettere insieme le mie grandi passioni musicali con i piatti di mia nonna, la parmigiana con Coltrane, la focaccia di cicorie selvatiche con Miles Davis, Bob Dylan con il risotto agli asparagi, i Clash con il polpo in pignatta". I suoi approfondimenti vanno oltre: "quello tra cibo e musica è un rapporto ancestrale di cui si trova traccia anche nell'Iliade dove spiegano come si fanno gli involtini di agnello cantando". Ha cominciato a lavorare sulla cucina popolare, utilizzando le ricette di sua nonna e cominciando a rivelare le storie che sono dietro a ogni piatto, esaltando non solo i sapori ma soprattutto il ruolo del pranzo nella cultuta contadina, il pensiero di tolleranza e condivisione che passava attraverso la festa, le tavolate che caratterizzavano le comunità e la musica che si faceva attorno. "Ho riproposto questi elementi in chiave contemporanea - prosegue Donpasta - prima era la pizzica e la taranta, io condisco con Davis e Coltrane".Ogni spettacolo inizia la mattina, al mercato locale dove fa la spesa scegliendo prodotti di stagione a chilometri zero. "Il mio è un teatro multimediale, sul palco cucino cose semplicissime - sostiene - preparo la pasta e il sugo mentre alle mie spalle sullo schermo scorrono le immagini delle ricette che preparo usando sempre l'olio e il caffè che vengono dal Salento. Il cibo è affascinante: o è buono o fa schifo e in più è dannoso per la salute e per l'ambiente. Non possono venire bene i piatti fatti con prodotti industriali. Tutto questo è difficile da dimostrare ma durante gli spettacoli cerco di spiegare come il grado di civlizzazione in cucina non funziona". La novità di questa nuova edizione di Food sound system è che è una autoproduzione italiana. "Mi considero un esule - racconta - e ammetto di essere stato scoperto in Francia, in particolare dal Comune di Toulouse, dove vivo, che ha prodotto finora i miei spettacoli". L'appendice romana presenta invece lo spettacolo tratto da Wine sound system, un lavoro sui vini pugliesi dal titolo Blowin' in the wine. Si tratta di una performance di quattro atelier con 40 persone ciascuno. Il gioco è quello di far assaggiare il vino al pubblico e con loro decidere il brano che meglio si abbina. "Mi porto una tonnellata di vinili tra cui pescare la musica più adatta - spiega il dj - ma anche in questo caso si tratta di piccoli produttori di vino biologico, degli anarchici enologici ognuno dei quali ha una storia da raccontare che diventa parte dello spettacolo".Solo di recente è stata aggiunta la data del 9 novembre al carcere di Bollate. "Avevo già fatto un'esperienza analoga a Toulouse, che ho voluto riproporre - spiega De Michele - e qui non si tratta più di insegnare a cucinare, è noto come i carcerati siano i migliori cuochi, lavoro invece sul concetto del tempo, elemento che non manca in galera. Vado lì e mentre cucinerò con loro, usando i loro spazi e i loro utensili, cercherò di ricostruire l'aspetto sociale del tempo". "Mi rendo conto che, se si è a digiuno, tutti quei profumi che arrivano dal palco sono uno stillicidio - conclude Donpasta - ma voglio ancora esplorare ricette, storie e suoni della cucina per proporre delle vere sinfonie del cibo e del benessere".
Fonte:repubblica.it

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